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Ritrovarsi con un viaggio

Una mostra di Armin Linke: The City as Archive. Florence. Palazzo Grifoni Budini Gattai, 12 novembre 2025 –

2025-11-15 09:20

Francesco Alunno

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Una mostra di Armin Linke: The City as Archive. Florence. Palazzo Grifoni Budini Gattai, 12 novembre 2025 – 31 gennaio 2016.

Celebre fotografo di origini tedesche, ma nato a Milano, sin da giovane Armin Linke si èdedicato alla fotografia interagendo con gruppi teatrali, musi

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Celebre fotografo di origini tedesche, ma nato a Milano, sin da giovane Armin Linke si è
dedicato alla fotografia interagendo con gruppi teatrali, musicisti, artisti, designers e stilisti.
Autore di importanti esposizioni internazionali, da sempre ha anche collaborato con diverse
riviste di notorietà internazionale tra cui Abitare, Domus, Elle, Glamour, Harper's Bazar,
Panorama, Vanity Fair. Tra i progetti più interessanti della sua vasta opera che si dispiega
nei più diversi ambiti, vi è la documentazione dei mutamenti del paesaggio urbano e
naturale, nonché dell'influenza che su di esso ha avuto la natura umana. Le ricercate
immagini della sua opera seguono più canali che passano dall'estetica, senza tralasciare
l'antropologia, per toccare la sociologia ed il cui risultato è concretamente visibile
nell'odierna mostra, così come illustrato nella conferenza stampa tenutasi l'11 novembre a
Palazzo Grifoni Budini Gattai, sede dell'esposizione. Il prodotto della ricerca, tramutatosi in
opera, è un archivio, un enorme archivio che non rappresenta certamente un punto di
approdo quanto, piuttosto, un porto da cui salpare verso nuove esperienze, scoperte,
integrazioni, ampliamenti. Se la volontà dell'autore era quella di rappresentare Firenze "as
Archive", un valore che potremmo definire planetario, il risultato è stato raggiunto senza
dubbio alcuno.
Numerose sono le istituzioni, alcune assai antiche, altre di più recente creazione, oggetto
dell'esplorazione fotografica dell'autore; per citarne solo alcune e lasciando alla curiosità del
visitatore scoprire le altre (ma non per questo da considerare meno importanti), si
menzionano l'Archivio di Stato, nel quale è conservata un'immensa mole documentale della
storia di Firenze e non solo; l'Istituto Geografico Militare, struttura nata per fini logistici nel
1861 e celebre per la cartografia militare; il Museo Archeologico, depositario di reperti
millenari talora unici; l'Opera di Santa Croce, un "pantheon" di circa 250 tombe
monumentali di uomini illustri che hanno lasciato un indelebile segno nella memoria; il
Museo di Storia Naturale La Specola, celebre per le sue "cere".
La mostra – ha spiegato l'autore – nata da una proficua sinergica collaborazione, ha la sua
ambientazione in quella che era la Fonoteca del Kunsthistorisches Institut ora collocata in
altri ambienti ed i cui scaffali – oramai vuoti – sono stati "ripopolati" con foto scattate
dall'autore stesso ma anche reperite in archivi storici tra cui, non poteva mancare, quello dei
Fratelli Alinari.
L'intento, è già stato incidentalmente premesso, è quello di evidenziare questa incredibile
varietà di sapere, di competenze ma anche di oggetti, reperti, documenti, opere d'arte, ma
anche campioni scientifici che, non di rado, risalgono alle collezioni della famiglia Medici
ed in seguito donate alla città di Firenze. Il riferimento, non poteva essere diversamente e
bene lo hanno spiegato le curatrici della mostra Hannah Baader e Costanza Caraffa (cui ha
fatto eco Gerhard Wolf, direttore dell'Istituto), è a quel "Patto di famiglia" tramite il quale
Anna Maria Luisa de' Medici – ultima discendente del ramo della nobile dinastia – lasciava
al Granduca Francesco Stefano di Lorena e alla sua discendenza tutti i beni notabili "a
condizione espressa che di quello che è per ornamento dello Stato, per utilità del pubblico e
per attirare la curiosità dei Forestieri, non ne sarà nulla trasportato e levato fuori dalla
Capitale e dello Stato del Gran Ducato".
Ciò che in origine costituiva un'unità, negli ultimi tre secoli ha subìto un frazionamento che
ha dato luogo a musei, archivi e collezioni particolari in virtù di un processo di separazione
degli ambiti del sapere che non ha riguardato solo Firenze ma che, in questa città, è
particolarmente visibile.
L'autore, in qualche modo, ha voluto ricomporre l'originaria unità venuta apparentemente
meno con la fine della dinastia medicea, dando luogo ad unicum ove le diverse arti – pittura,
scultura, architettura – ritrovano idealmente la propria composizione originaria; una sorta di
ritorno nel passato con uno sguardo rivolto al presente.
La mostra, che si compone di circa 280 scatti e 21 fotografie conservate nella Fototeca (non
manca la rappresentazione delle icone universalmente conosciute del patrimonio fiorentino:
Dante e il David di Michelangelo), sarà visitabile fino al 31 gennaio 2026.
 

Ringraziamo il nostro collega Francesco Alunno, per l'articolo.

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