
Senza dubbio ha ottenuto un ottimo risultato di pubblico e consensi l’inaugurazione della mostra
dedicata a Slavko Kopač, celebre pittore croato, svoltasi il passato venerdì 12 settembre presso la
Sala delle Esposizioni della prestigiosa Accademia delle Arti del Disegno di Firenze.
Iniziato con la conferenza stampa nella tarda mattinata, l’evento, di notevole spessore culturale e
certamente ben organizzato, si è dispiegato per tutto il resto della giornata per terminare nel tardo
pomeriggio con l’inaugurazione aperta al pubblico.
In entrambe le occasioni hanno preso la parola Ester di Leo (addetta stampa ed alle pubbliche relazioni
per eventi culturali) la quale ha presentato i relatori; a seguire Cristina Acidini (Presidente
dell’Accademia delle Arti e del Disegno), il cui compito è stato d’introdurre alla tematica della mostra
e così dunque Tamara Floričič (rappresentante dell’associazione ArtRencontre), Gaia Bindi
(Direttrice dell’Accademia delle Art) e per finire i curatori della mostra Roberta Trapani e Pietro
Nocita, i quali hanno illustrato sia nel corso della mattutina conferenza stampa, sia durante
l’inaugurazione pomeridiana, i caratteri delle opere e la finalità dell’esposizione.
Forti i legami del pittore croato con Firenze: dopo aver lasciato Mostar ed aver insegnato a Zagabria,
nel febbraio del 1943 Kopač partì per un viaggio di studio in Italia per fermarsi a Firenze, dove
soggiornò fino al 1948 prima di trasferirsi a Parigi. Nel periodo fiorentino studiò filosofia nel locale
Ateneo e, dal 1945 al 1948, organizzò nove mostre che ottennero grande successo tra i critici e gli
ambienti artistici italiani. Le opere di questo periodo sono per lo più acquerelli e gouache che Biserka
Rauter Plančić, direttrice della Moderna Galerija di Zagabria, descrisse nel suo libro come "le
emozionanti visioni di Kopač di conflitti innocui o incontri di animali e umani con l'ambiente poetico
del mondo forestale", mentre Vladimir Maleković, storico dell’arte, elogiò gli acquerelli come "opere
di grande espressione poetica".
L’artista rappresenta una figura centrale de l’Art Brut, nonché primo conservatore della Collection
de l’Art Brut fondata da Jean Dubuffet, considerato il fondatore del movimento artistico sviluppatosi
dal 1947. Il concetto di art brut (nella traduzione letterale: "arte grezza", ma anche arte irregolare,
arte marginale o anche arte spontanea) fu coniato al termine della seconda guerra mondiale per
indicare le produzioni artistiche realizzate da non professionisti o comunque da coloro che operavano
al di fuori delle norme estetiche convenzionali e dunque autodidatti, psicotici, prigionieri, persone
completamente digiune di cultura artistica e non formatesi presso alcuna scuola. Il Dubuffet
intendeva, in altri termini, definire un'arte spontanea, senza pretese culturali e senza alcuna
riflessione.
Una mostra che certamente merita di essere visitata per l’importanza delle opere e soprattutto
l’originalità delle rappresentazioni e la cui chiusura è prevista il prossimo 13 novembre














